Dante, i Pulsanesi Scalzi, i Fedeli d’Amore
La fama del cenobio è accresciuta dall’ipotesi di una presenza di Dante durante la stesura della Divina Commedia. Secondo alcuni studi del 1939, Dante, durante i suoi passaggi a Pisa, conobbe i Monaci Eremiti Pulsanesi Scalzi e rimase colpito per l’alta spiritualità della comunità.
Secondo questi studi, nella Divina Commedia Dante riporterebbe esperienze vissute nella confraternita dei Fedeli d’Amore dove era venuto in contatto con testi della mistica ebraica e Sufi. Pare anche che fu ospite per qualche tempo dei Monaci Pulsanesi del Monastero del Corvo a Bocca di Magra dove Dante nel suo esilio fu ospite anche dei Malaspina.
Queste ipotesi derivano da un manoscritto databile attorno al XIV secolo che chiamerebbe in causa Boccaccio, primo biografo di Dante.
Si racconta di una lettera firmata da Frater Ylarus humilis monachus de Corvo conservata e consultabile presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze e pubblicata da Lorenzo Mehus nel 1759. Secondo questo scritto Dante fu ospite per un paio di giorni da frate Ilaro presso il Monastero del Corvo. In segno di amicizia per l’accoglienza ricevuta avrebbe donato al Monastero copia dell’Inferno chiedendo al Frate di corredarla con note personali e consegnarla al signore del luogo, Uguccione della Faggiola a cui era dedicata.
Altri studiosi però contestano queste ipotesi ritenendo inesistente la figura di Frate Ilaro del Corvo e anche che l’appartenenza di Dante alla Confraternita dei Fedeli d’Amore sia solo frutto di una mistificazione tardo-romantica (Franco Cardini)
Arcangelo Michele nella Divina Commedia
Dante Alighieri nel suo viaggio tra Inferno, Purgatorio e Paradiso nutre un grande interesse per gli Arcangeli tanto da citarli in varie occasioni, soprattutto Michele in cui vede la presenza dell’autorità di Dio nel giudicare le azioni dell’essere umano.
NON È SANZA CAGION L’ANDAR AL CUPO: VUOLSI NE L’ALTO, LA DOVE MICHELE FÉ LA VENDETTA DEL SUPERBO STUPRO.
(Inferno VII vers 11 – in riferimento alla caduta degli Angeli apostati, ndr)
E SANTA CHIESA CON ASPETTO UMANO GABRIEL E’ MICHEL VI RIPRESENTA E L’ALTRO CHE TOBIA RIFECE SANO
(Paradiso IV vers 47 – in riferimento a Beatrice che cita gli Angeli quali esempi di creature celesti raffigurati in sembianze umane per essere compresi, ndr)
Michele è sempre presente nelle vita di Dante specie durante l’esilio.